Da un mese stiamo vivendo una gravissima emergenza sanitaria legata alla pandemia da virus SARS-Cov-2 ed ora più che mai occorre essere tutti concretamente compatti nell’affrontare i problemi e coesi nella collaborazione.
In tutti i settori aziendali, ci si chiede come gestire nel migliore dei modi l’impatto della chiusura forzata che da inizio marzo quasi tutti dobbiamo rispettare per un bene comune e superiore. Per molti il lockdown ha portato e porterà alla riduzione (se non all’azzeramento) delle entrate e prima che il sistema possa tornare a regime andremo incontro ad un lungo periodo di transizione, con cambiamenti delle modalità di lavoro e investimenti necessari per le aziende che dovranno adeguarsi alle nuove norme di distanziamento sociale.
Per quanto riguarda gli affitti commerciali, proprietari e locatari si interrogano su come gestire i contratti di locazione: continuare come se nulla fosse? Calmierare i canoni? Sospenderli?
Il commerciante che si trova in difficoltà a causa della crisi di liquidità indotta dal blocco della sua attività, può avanzare la richiesta di sospensione del pagamento dei canoni di locazione o chiederne la riduzione fino a quando l’emergenza non sarà terminata?
Vediamo di fare chiarezza sulla questione, con l’aiuto dei nostri consulenti legali.
Le due parti, locatore e conduttore, che hanno stipulato fra loro contratti di locazione in tempi (diciamo così) “normali”, presupponendo obbligazioni reciproche, oggi si trovano in modo del tutto imprevedibile ed esterno alla loro volontà a dover gestire una situazione davvero difficile. Deve dunque essere il buon senso, prima ancora delle leggi, a guidare le scelte non solo al fine di contrastare il dilagare del virus, ma anche per cercare di gestire l’impatto sull’economia e sulla nostra società.
Di norma non è possibile ridurre o sospendere il pagamento del canone di locazione per nessuna ragione, eccezion fatta per il caso in cui venga completamente a mancare la controprestazione da parte del locatore, ovvero nel caso in cui l’immobile sia totalmente inutilizzabile o inagibile per un fatto imputabile al locatore.
Le misure adottate dal Governo con il D.L. 17/3/2020 n.18 non vanno nella direzione della autorizzazione della sospensione del pagamento dei canoni di locazione ma introduce unicamente il riconoscimento, per l’anno 2020, di un credito d'imposta nella misura del 60% dell’ammontare del canone relativo al solo mese di marzo.
Considerando l’assoluta novità della questione, la soluzione preferibile resta sicuramente quella di sedersi al tavolo delle trattative per individuare una soluzione di compromesso che permetta al commerciante di avere il “respiro” di cui necessita per ripartire e al proprietario di non perdere definitivamente il reddito del suo immobile.
Ponendoci nella prospettiva di entrambe le parti contrapposte e dei rispettivi interessi, una possibile chiave risolutiva potrebbe derivare dai principi generali del nostro ordinamento, che impongono a tutte le parti di comportarsi secondo buona fede e correttezza nella fase esecutiva di ogni contratto, e dal dovere costituzionale inderogabile di solidarietà economica.
In buona sostanza entrambe le parti avrebbero motivi giuridici di contrasto per sostenere le proprie tesi e tutelare i propri diritti, ma la strada migliore da percorrere sarà senza dubbio quella di cogliere un’opportunità di coesione e bilanciamento di comuni interessi, adottando le più variegate soluzioni di natura economico commerciale che un bravo e qualificato professionista è sicuramente in grado di prospettare e favorire, al fine di aprire la porta al dialogo ed evitare la traumatizzazione dei rapporti.
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